Il sinus pilonidalis o cisti sacro coccigea è una lesione cronica che si forma tra lo strato adiposo cutaneo e la fascia muscolare nella regione del sacro-coccige, poco sopra il solco intergluteo e nella quasi totalità dei casi contiene peli formati. Il nome latino deriva da “pili nidus”, a richiamare il fatto che si tratta di raccolte di peli circondate da una reazione infiammatoria del sottocute.
È più frequente nei soggetti giovani intorno ai 20-25 anni e interessa il sesso maschile con un rapporto di circa 3 a 1 rispetto al sesso femminile. La cisti può andare incontro ad un processo di ascessualizzazione ed al successivo formarsi di un tramite fistoloso. L’ascesso e la fistola sono quindi due momenti (acuto e cronico) della stessa malattia che spesso vengono curati in momenti distinti. Cisti e fistola pilonidale non hanno alcun rapporto con il canale anale e non devono essere confusi con altri tipi di ascessi e fistole che, pur potendo avere gli orifizi esterni anche nella medesima area, hanno invece origine dal canale anale.
In passato sono state avanzate teorie che individuavano nella permanenza di tessuto embrionario la causa prima della comparsa di una cisti sacro-coccigea. Oggi si preferisce accreditare l’ipotesi che questa derivi dall’azione di sfregamento dei glutei; il conseguente incarnimento dei peli con successiva formazione dei “nidi” nel sottocute. A causa dei ripetuti microtraumi con il tempo si potrà formare un ascesso.
Vedi immagineSintomatologia
I sintomi possono essere una saltuaria secrezione di materiale sieroso, purulento o ematico, la presenza di una piccolo rilievo o di un piccolo orifizio dal quale fuoriescono dei peli.
Nei casi di infiammazione acuta e quindi con la presenza di un ascesso ci sarà dolore, rigonfiamento, più o meno pronunciato e febbre. Una volta risolta questa fase potrà persistere una secrezione siero ematica o purulenta da uno o più orifizi cutanei (fistola) accompagnata o meno da una sintomatologia dolorosa.
Terapia medica
Nessuna.
Terapia chirurgica
La terapia è esclusivamente chirurgica. L’anestesia generale è poco utilizzata in quanto la posizione supina che si deve far assumere al paziente aumenta i rischi connessi con l’intubazione oro-tracheale.
In presenza dell’ascesso (fase acuta) che non si drena spontaneamente bisogna ricorrere ad una incisione e drenaggio del pus.
Nella fase cronica e quindi di quiescenza della malattia, la quantità di tessuto asportato è in funzione dell’estensione della cisti e dei suoi tramiti fistolosi. Talvolta, ed in particolare nei casi di recidiva, non è possibile eseguire una sutura dei lembi e la ferità avrà dei tempi di guarigione lunghi con necessità di medicazioni protratte. In altre circostanze si potrà eseguire una sutura dei lembi accorciando così i tempi di guarigione. Occorre però ricordare che la chiusura è gravata da un maggior numero di complicanze (ematomi, rottura dei punti, ascessi). Sarà quindi il chirurgo che sceglierà il miglior trattamento per il singolo caso.
Attività diagnostica
Il Chirurgo con una buona esperienza è in grado di fare diagnosi con la semplice visita: segni tipici sono la presenza di orifizi esterni, ciuffi di peli, la fuoriuscita di liquido che aumenta con la spremitura, l’infiltrazione del sottocute, il dolore evocato alla palpazione. In caso di fistola a volte è possibile l’esplorazione del tramite con uno specillo molto sottile. Solo raramente è utile eseguire un’ecografia mirata.